La fontana dei Mori, conosciuta anche come Fontana del Quadrato, svetta imponente al centro del parterre ed è stata pensata per essere il fulcro simbolico del percorso.
Le quattro figure di atleti (detti Mori per il colore scuro assunto dal peperino nel corso del tempo) che sostengono le pere e i monti sovrastati dalla stella, simboli del casato dei Peretti Montalto, furono introdotti in occasione della visita di Papa Clemente VIII nel 1597 dall’allora proprietario Cardinale Alessandro Peretti Montalto
L’aggiunta dei quattro Mori e dei simboli del casato Peretti è andata a mutare il significato della struttura, originariamente legato alla prima Chiesa cristiana, e da quel momento votata esclusivamente alla celebrazione del casato dei Peretti.
Per conoscere il primitivo aspetto della fontana possiamo far riferimento alle annotazioni del taccuino di viaggio di Michel de Montaigne che visita Bagnaia nel 1581 in occasione del suo viaggio in Italia: «Tra mille altre membra di questo eccellente corpo si vede una piramide alta, la quale butta acqua in assaissimi modi diversi; questa monta, questa cala. A torno a questa piramide sono quattro laghetti belli, chiari, netti, gonfi d’acqua. Nel mezzo di ciascuno una navicella di pietra con due archibugieri, i quali tirano acqua, e la balestrano contra la piramide: ed un trombetto in ciascuna, che tira ancora lui acqua» (Michel de Montaigne, Viaggio in Italia, 1581).
Gli archibugieri, inizialmente volti a guardare e a lanciare acqua verso la piramide, simboleggiavano sia gli attacchi della dottrina protestante alla Chiesa di Roma sia quelli dei turchi infedeli sconfitti nella battaglia di Lepanto dalla flotta della Serenissima nella quale militavano alcuni membri della famiglia Gambara.
Lo sguardo viene inevitabilmente rapito dalle piccole siepi di bosso simmetricamente disposte a dar vita all’intricato disegno del labirinto. Lo splendido giardino all’italiana che si dischiude davanti agli occhi del visitatore vuole essere in questo caso una riproposizione, in dimensioni più ampie e percorribili, del simbolo della graticola di san Lorenzo riproposto anche nella fascia decorativa presente nel sottotetto della palazzina Gambara.
L’intrecciarsi delle siepi del giardino, che rimandano alla graticola quale strumento del martirio di san Lorenzo, e la struttura circolare della fontana, ispirata all’architettura della chiesa di santo Stefano Rotondo in Roma, vengono utilizzati, nel percorso fisico e spirituale immaginato dal Gambara, come simboli di estrema testimonianza di Fede e come chiave di accesso ad una vita di Grazia. Anche l’acqua che zampilla da questa complessa architettura è utilizzata come metafora di un percorso di purificazione che al termine del viaggio condurrà il visitatore alla Gerusalemme Celeste e alla salvazione.
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